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martedì 12 marzo 2013

Software gratuito per apprendere

Students Using a Computer at School (di The Reboot - Flickr)
Nuova sezione: Educazione

Continua il nostro progetto "Ufficio a costo zero". Dopo la sezione Accessibilità ecco la sezione Educazione, cioè quei programmi che possono essere usati per insegnare, apprendere o come riferimento per i propri studi. Si tratta, di dizionari, ambienti matematici, Bibbie, Planetari o mappamondi collegati a Wikipedia. Curiosamente alcuni dei programmi oltre ad essere disponibile per Windows, Mac e Linux sono spesso disponibile per Android. I programmi sono tutti gratuiti e alcuni anche open source.

lunedì 25 febbraio 2013

Hydorah: blasta che ti passa

Hydora (dal sito web ufficiale)
Scaricalo da quihttp://www.locomalito.com/hydorah.php

Hydorah e uno shoot'em up vecchia scuola, completamente gratuito e realizzato da Locomalito con Game Maker, un tool di prototipazione rapida per video giochi (gratuito se i giochi vengono rilasciati come freeware). Ispirandosi ai vecchi Gradius ne è venuto fuori un gioco velocissimo, schiacciapensieri, dovete solamente sparare a tutto quello che si muove, e ,a mio parere, di una difficoltà assurda. Molto bella la possibilità di scaricare anche un diario del "Making of" del gioco nel quale l'autore mostra come con poco tempo e un minimo di risorse si possono creare videogiochi interessanti e le musiche originali. Da non perdere!

domenica 24 febbraio 2013

Ufficio a costo zero


Home Sweet Studio (di geishaboy500 - Flickr)
Nuova sezione: Accessibilità

Se dirigi o lavori in uno studio professionale saprai perfettamente come ogni singola installazione di un programma richieda l'acquisto di un'apposita licenza commerciale. Sebbene le maggiori software house vengano incontro agli utenti offrendo sconti per l'acquisto di licenze multiple, i costi per i piccoli uffici (SOHO) sono spesso insostenibili. Così spesso si infrange la legge ricorrendo a software piratato con grave rischio nel caso in cui la Guardia di Finanza faccia dei controlli e producendo un danno a chi il software lo crea. Oggi però abbiamo dei software freeware, cioè gratuiti per licenza, che possono tranquillamente sostituire i corrispettivi programmi commerciali. Programmi come GIMP, Open Office o Inkscape per esempio non hanno nulla da invidiare ai più famosi, Photoshop, Microsoft Office o Adobe Illustrator. Ho deciso di catalogare il software gratuito disponibile in rete e di raccogliere i link in queste pagine. Inizio con la categoria Accessibilità, cioè il software che rende più facile usare il computer a chi ha qualche deficit motorio o visivo. Trovate il link sotto la foto o nella sidebar qui a sinistra alla voce Software Libero.

giovedì 21 febbraio 2013

Software libero e open source: differenze e somiglianze

return undefined (di nyuhuhuu - Flickr)
Articolo originale: Software gratuito, software libero: un approfondimento
Post precedente: I blog, il diritto d'autore e le licenze d'uso: tra miti e verità

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione
Abbiamo chiarito cosa è il diritto d'autore e cosa si intende per pubblico dominio, vediamo cosa significano questi termini, nell'ambito del software. Iniziamo con la considerazione per la quale, affinché sia estinto il diritto commerciale d'autore, un autore deve essere morto da almeno 50 anni (negli Stati Uniti il limite di decadenza dei diritti d’autore è appunto 50 anni), possiamo quindi ragionevolmente supporre che non esistono, al 2013, software di pubblico dominio, nell'accezione qui data al termine, cioè per i quali siano estinti i diritti economici d’autore e per i quali soprattutto non occorra una licenza d’uso.

Come già detto, molti autori di software, hanno deciso di non avvalersi pienamente dei diritti d'autore, o di garantire parte di questi diritti al pubblico. Questi software vengono detti software libero, categoria che si contrappone a quella di software proprietario. Sebbene libero, essendo soggetto al diritto d’autore, il software libero necessita sempre di una licenza d’uso con la quale si forniscono agli utenti indicazioni su cosa possono e non possono fare con il software in questione. Spesso si usa per il software libero la dizione software di pubblico dominio che come abbiamo visto è una espressione errata.
Richard Matthew Stallman (Wikipedia)
Ci si potrebbe domandare perché questi autori rinuncino volontariamente ad alcuni diritti, possiamo trovare una risposta nella vicenda e nell'operato di Richard Stallman, programmatore e attivista statunitense, inventore dell’espressione software libero (e del termine copyleft che si contrappone a copyright) e fondatore della Free Software Foundation una organizzazione che si occupa di eliminare le restrizioni sulla copia, sulla redistribuzione, sulla comprensione e sulla modifica dei programmi per computer. L’idea di fondo da cui parte il concetto di software libero è la condivisione del sapere. Richard Stallman stava lavorando ad un interprete Lisp. La ditta Symbolics chiese di poter utilizzare l'interprete Lisp e Stallman accettò di fornire loro una versione di pubblico dominio della sua opera. Symbolics estese e migliorò l'interprete Lisp, ma quando Stallman volle accedere ai miglioramenti che Symbolics aveva apportato al suo interprete, Symbolics rifiutò. Così Stallman, nel 1984, iniziò a lavorare per sradicare questo tipo di comportamento, che chiamò "accaparramento del software" (in inglese software hoarding). Stallman inventa una licenza d’uso: la GNU General Public License (GNU GPL), questa licenza dà il permesso agli utenti di utilizzare, diffondere e modificare liberamente il programma, ma li obbliga, pena la decadenza dei permessi di prima, a ridistribuire il programma sotto la stessa licenza in modo da garantire gli stessi diritti in perpetuo. Stallman in seguito introdusse il concetto di copyleft. Con questo termine si individua una modalità di esercizio del diritto d'autore che sfrutta i principi di base del diritto d'autore non già per controllare la circolazione dell'opera bensì per stabilire un modello virtuoso di circolazione dell'opera e che si contrappone al modello detto proprietario (abbiamo già visto come il concetto di copyright sia nato per limitare la circolazione delle opere scritte e per tutelare l'editore non l'autore). Il copyleft non potrebbe dunque esistere al di fuori del complesso delle norme sul diritto d'autore. Una licenza basata sui principi del copyleft trasferisce a chiunque possegga una copia dell'opera alcuni dei diritti propri dell'autore. Inoltre consente la redistribuzione dell'opera stessa solo se tali diritti vengono trasferiti assieme ad essa. Fondamentalmente, questi diritti sono le quattro "libertà fondamentali" indicate da Stallman:
  1. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo
  2. Libertà di studiare il programma e modificarlo
  3. Libertà di ridistribuire copie del programma in modo da aiutare il prossimo
  4. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.
Quindi benché spesso usate una al posto dell’altra:
  • il termine software libero indica un programma per il quale la licenza d’uso garantisce le quattro libertà di cui sopra;
  • il termine copyleft indica una modalità di gestione dei diritti d’autore;
  • il termine GNU GPL invece è il nome di una licenza d’uso di tipo copyleft e non è la sola esistente.
Un software libero è anche gratuito per antonomasia? Assolutamente no! Fino ad ora non si è fatto riferimento al costo del software. Un programma distribuito sotto una licenza di tipo copyleft può tranquillamente essere venduto, la licenza garantisce soltanto le libertà di cui sopra non che sia anche gratuito. L’equivoco nasce dal fatto che in inglese gli aggettivi libero e gratuito sono sinonimi e si scrivono entrambi con il termine free; per questo motivo l’espressione free software può significare sia software libero che software gratuito. Stallman stesso ha più volte sottolineato come il termine free vada inteso come "libertà di parola” (free speach) e non come “birra gratis” (free beer)!

I software liberi sono migliori dei software proprietari? Secondo i suoi sostenitori il software libero presenta numerosi vantaggi rispetto al software proprietario. Per esempio essendo possibile modificare liberamente il software, è possibile personalizzarlo ed adattarlo alla proprie esigenze. Il codice sorgente è sottoposto ad una revisione da parte di moltissime persone, pertanto è più difficile che contenga bachi e malfunzionamenti, se viene scoperto un baco o una falla di sicurezza, la sua correzione di solito è molto rapida. Essendo il sorgente liberamente consultabile, è molto difficile inserire intenzionalmente nel software backdoor, cavalli di Troia o spyware senza che questi vengano prontamente scoperti ed eliminati, come invece è accaduto per alcune applicazioni commerciali. Non esistendo standard proprietari, le cui specifiche sono normalmente segrete, è molto più facile costruire software interoperabile. Il software libero si presta a creare nuove opportunità di business nel campo della formazione e del supporto, oltre che della eventuale personalizzazione del software. Collaborando con sviluppatori volontari e utilizzando il lavoro della comunità, anche le piccole e medie imprese sono in grado di sviluppare e vendere prodotti di alta qualità, senza dover ampliare il loro organico.

Dunque un software libero è un software per il quale l’autore ha rinunciato a parte dei propri diritti d’autore, ma è l’unico modo di definire un software libero? No.
Secondo Stallman e la sua Free Software Foundation un software è libero solo se usa una licenza di tipo copyleft, riconosciuta dalla FSF, che garantisce le quattro libertà di cui si è scritto e le perpetua nei programmi derivati. Citando Stallman:
“Queste libertà sono d'importanza vitale. Sono delle libertà essenziali, non soltanto per quanto riguarda l'utente in sé, ma perché queste libertà promuovono la solidarietà sociale, cioè lo scambio e la cooperazione. Diventano sempre più importanti man mano che la nostra cultura e le attività delle nostre vite sono sempre più legate al mondo digitale. In un mondo di suoni, immagini e parole digitali, il software libero diventa sempre più una cosa simile alla libertà in generale.”
Il software libero parte da considerazione sociali e per molti aspetti è una forma di filosofia. Le implicazioni sociali del software libero sono notevoli. La condivisione del sapere non permette a un gruppo ristretto di persone di sfruttare la conoscenza (in questo caso tecnologica) per acquisire una posizione di potere. Inoltre, è promossa la cooperazione delle persone, che tendono naturalmente ad organizzarsi in comunità, cioè in gruppi animati da un interesse comune.

Agli inizi degli anni novanta le sole licenze di software libero disponibili erano quelle create dalla FSF: la GNU GPL  e la GNU LGPL (una versione meno aggressiva della prima licenza che permette di collegare un software a librerie di software libero senza essere obbligati a ridistribuire sotto la stessa licenza il primo programma) entrambe erano ovviamente di tipo copyleft cosa che le faceva vedere con sospetto dalla comunità industriale a causa della "viralità" (ogni opera derivata doveva essere ridistribuita secondo la stessa licenza). Lo stesso fervore ideologico di Stallman era visto con sospetto. Un gruppo di programmatori decise di creare delle licenze di software libero meno restrittive di quelle della FSF spogliandole della componente ideologica e puntando di più sui vantaggi pratici per le aziende. Nasce la Open Source Initative (OSI). L'organizzazione è stata fondata nel febbraio 1998 da Bruce Perens e Eric S. Raymond, quando la Netscape Communications Corporation pubblica il codice sorgente del suo prodotto principale, Netscape Communicator, come software libero a causa della progressiva riduzione dei margini di profitto e della competizione con il programma Internet Explorer di Microsoft.

Un software è open source se segue la Open Source Definition:
  1. Ridistribuzione libera. La licenza non può impedire ad alcuna parte in causa la vendita o la cessione del software. Chiunque deve poter fare tutte le copie che vuole, venderle o cederle, e non deve pagare nessuno per poter fare ciò.
  2. Codice sorgente. Il programma deve includere il codice sorgente. Codice deliberatamente offuscato non è ammesso. Questo in quanto il codice sorgente è necessario per modificare o riparare un programma.
  3. Opere derivate. La licenza deve permettere modifiche e opere derivate e deve consentire la loro distribuzione sotto i medesimi termini della licenza del software originale, in quanto il software serve a poco se non si può modificare per fare la manutenzione ad esempio per la correzione di errori o il porting su altri sistemi operativi.
  4. Integrità del codice sorgente dell'autore. La licenza può proibire che il codice sorgente venga distribuito in forma modificata solo se la licenza permette la distribuzione di pezze ("patch file") con il codice sorgente allo scopo di migliorare il programma al momento della costruzione.
  5. Nessuna discriminazione contro persone o gruppi. La licenza deve essere applicabile per tutti, senza alcuna discriminazione per quanto nobile possa essere l'obiettivo della discriminazione. Ad esempio non si può negare la licenza d'uso neanche a forze di polizia di regimi dittatoriali.
  6. Nessuna discriminazione di settori. Analogamente alla condizione precedente, questa impedisce che si possa negare la licenza d'uso in determinati settori, per quanto questi possano essere deplorevoli. Non si può dunque impedire l'uso di tale software per produrre armi chimiche o altri strumenti di distruzione di massa.
  7. Distribuzione della licenza. I diritti relativi al programma devono applicarsi a tutti coloro ai quali il programma sia ridistribuito, senza necessità di esecuzione di una licenza aggiuntiva.
  8. La licenza non deve essere specifica a un prodotto. I diritti relativi a un programma non devono dipendere dall'essere il programma parte di una particolare distribuzione di software.
  9. La licenza non deve contaminare altro software. La licenza non deve porre restrizioni ad altro software che sia distribuito insieme a quello licenziato.
  10. La licenza deve essere tecnologicamente neutra. Nessuna clausola della licenza deve essere proclamata su alcuna singola tecnologia o stile di interfaccia.
La scelta a favore dell'Open Source da parte di alcune importanti imprese del settore come la Netscape, l'IBM, la Sun Microsystems e l'HP, facilitarono l'accettazione del movimento Open Source presso l'industria del software, facendo uscire l'idea della "condivisione del codice" dalla cerchia ristretta nella quale era rimasta relegata fino ad allora. Nonostante il nome che può essere tradotto con "sorgente aperto" il fatto che un programma dia la possibilità di accedere ai propri codici sorgenti non implica che sia open source, lo è solo se rispetta interamente la definizione di cui sopra. 

Se non notate particolari differenze tra i due modi di intendere il software libero della Free Software Foundation e della Open Source Initative, non sorprendetevi: non siete i soli! In pratica, le definizioni operative del software libero e del software open source sono quasi equivalenti. Le liste di licenze accettate e mantenute dalla FSF e dal OSI sono abbastanza simili, differendo in particolare solo in casi limite come la prima versione dell'Apple Public Source License e dell'Artistic License. I membri dei movimenti per il software libero e per l'open source di solito non hanno problemi a cooperare in progetti software comuni. Se siete curiosi potete comunque leggere un famoso scritto di Stallman che "mette i puntini sulle i" circa le differenze tra software libero e open source.

La OSI ha una lista di licenze open source. Perché una licenza vada in questa lista deve rispettare la Open Source Definition e deve seguire un processo di approvazione. La Free Software Foundation (FSF) ha a sua volta una lista di licenze ritenute libere (nella lista ci sono anche licenze ritenute da alcuni erroneamente libere e la spiegazione del perché non lo sono), per ognuna c'è scritto se è compatibile o no con la GNU General Public License. La lista delle licenze open source (secondo la definizione OSI) e la lista delle licenze libere (secondo la definizione della FSF) sono quasi coincidenti, ma ci sono alcune eccezioni.

Infine una particolarità parecchio importante: una licenza open source non è detto che rimanga tale per sempre perché è tale in quanto risponde alla definizione di Open Source, se la definizione cambiasse (e non ci sono limiti o garanzie in merito) una licenza che oggi è open source potrebbe non esserla domani e viceversa. Invece una licenza FSF rispondendo alle 4 libertà fondamentali lo resterà per sempre. 

lunedì 18 febbraio 2013

Slender: l'horror indie sui vostri schermi

Slender (Wikimedia)
Download gratuito da qui: http://www.parsecproductions.net/slender/

Slender: the eight pages, è il vero caso dell'anno scorso; la dimostrazione che in fondo l'atmosfera è tutto... siete soli, con una torcia dalla durata limitata e dispersi in una foresta, l'obiettivo e ritrovare e leggere 8 pagine disperse chissà dove, nel frattempo un essere, un uomo alto, vestito di nero, senza volto e dalle braccia lunghissime vi insegue: lo Slender Man. Tutto qui, la musica, l'ambiente, le luci e il sonoro fanno il resto. Il successo del gioco ha permesso agli sviluppatori dei finanziamenti per un nuovo gioco "Slender: the arrival", un prequel a pagamento del gioco di cui stiamo parlando oggi.

Lo figura dello Slender Man è basata su una leggenda urbana. Il gioco ha dato vita a numerosi video disponibili su YouTube dove vengono filmate le reazioni di giocatori inesperti alle prese con questo riuscitissimo horror indipendente.

domenica 17 febbraio 2013

Final Candidation: vivi la tua campagna elettorale

Final Candidation (dal blog dei Santa Ragione)
Giocalo qui: www.finalcandidation.it

Chi di noi, soprattutto in questi giorni di aspra competizione elettorale, non ha criticato le mosse elettorali di un leader politico? Adesso avete modo di mettervi alla prova. I Santa Ragione hanno realizzato questo simpaticissimo e gratuito "manageriale di campagna elettorale"; impersonerete uno dei politici che oggi vediamo sullo schermo (ognuno con una differente situazione personale di partenza in termini di percentuale di gradimento personale e di coalizione) nelle otto settimane precedenti l'elezione. A voi decidere cosa fare tra: partecipare ad un evento, rilasciare una dichiarazione, gestire la coalizione. Nessuna pretesa di simulazione, solo un modo per ridere su una campagna elettorale dai toni aspri; in particolare degna di nota il generatore di massime emiliane "alla Bersani"!

mercoledì 13 febbraio 2013

Come Internet potrebbe trasformare i governi



Clay Shirky, professore aggiunto New York University (NYU)), parla di come le democrazie possano imparare da Internet a essere non solo trasparenti, ma anche a sfruttare le conoscenze di tutti i cittadini. Ecco la trascrizione del suo intervento:

Oggi voglio parlarvi di una cosa che la programmazione open source può insegnare alla democrazia, ma prima, facciamo un piccolo preambolo. Cominciamo da qui.

La copertina del libro in cui Marta racconta la sua storia  (dal sito)
Questa è Martha Payne. Martha è una bambina scozzese di 9 anni che vive nella regione di Argyll and Bute. Un paio di mesi fa, Payne ha iniziato un blog alimentare intitolato NeverSeconds [il blog è ospitato dalla piattaforma Blogger.com :) n.d.A.]. Si portava tutti i giorni a scuola la macchina fotografica per documentare i suoi pasti scolastici. Riuscite a vedere la verdura? (Risate) E come talvolta succede, il blog ha cominciato con una dozzina di lettori, e poi centinaia di lettori, e poi migliaia di lettori, che si collegavano per vedere i voti che dava ai pasti scolastici, compresa la mia categoria preferita, "Numero di capelli trovati nel piatto." (Risate) Questo è stato un giorno in cui non ne ha trovato nemmeno uno. Bene.
E poi due settimane fa, ieri, ha pubblicato questo. Un post che dice: "Arrivederci." E diceva, "Mi dispiace molto dirvelo, ma oggi il mio professore mi ha chiamato fuori dalla classe e mi ha detto che non sono più autorizzata a fare fotografie della sala da pranzo. Mi è piaciuto molto farlo. Grazie di avermi letta. Arrivederci."
Potete immaginare cos'è successo dopo, vero? (Risate) Lo sdegno è stato immediato, enorme, unanime, che il Consiglio di Argyll and Bute si è tirato indietro il giorno stesso e ha detto, "Non censureremmo mai una bambina di nove anni." (Risate) Tranne, ovviamente, quella mattina. (Risate) E questo ci porta alla domanda, cosa ha fatto loro pensare che potevano cavarsela con una cosa del genere? (Risate) E la risposta è: la storia dell'uomo prima di questo evento.
(Risate) Allora, cosa succede quando improvvisamente un mezzo di comunicazione mette in circolazione tante idee nuove?
le 95 tesi di Martin Lutero (Wikimedia)
Non è una domanda solo contemporanea. È una cosa che abbiamo affrontato diverse volte negli ultimi secoli. Quando è stato inventato il telegrafo, era chiaro che avrebbe globalizzato l'industria delle notizie. A cosa porterebbe? Ovviamente porterebbe alla pace nel mondo. La televisione, un mezzo che ci ha permesso non solo di sentire, ma letteralmente di vedere, cosa succedeva altrove nel mondo, a cosa porterebbe questo? Alla pace nel mondo. (Risate) Il telefono? Avete indovinato: la pace nel mondo. Spiacente per gli spoiler, ma niente pace nel mondo. Non ancora. Anche la carta stampata, anche la carta stampata si supponeva fosse uno strumento per rinforzare l'egemonia cattolica intellettuale in Europa. Invece ha generato le 95 tesi di Martin Lutero, la Riforma Protestante e la Guerra dei 30 anni. Perfetto, allora quello che tutte queste previsioni di pace nel mondo hanno azzeccato è che quando improvvisamente tante nuove idee entrano in circolazione, cambiano la società. Quello che non hanno previsto è quello che succede dopo.
Più idee ci sono in circolazione, più idee ci sono per ciascuno con cui non essere d'accordo. Più mezzi significa maggiori discussioni. Questo è quello che accade quando lo spazio dei media si espande. Eppure, tornando alla carta stampata nei primi anni, ci è piaciuto quello che è accaduto. Siamo a favore della carta stampata nella società.
Allora come fare quadrare queste due cose, ossia che porta a maggiori discussioni, ma pensiamo che sia positivo?
Philosophical Transactions of the Royal Society (Wikipedia)
E la risposta, credo, si trova in cose come questa. Questa è la copertina di "Philosophical Transactions", la prima rivista scientifica mai pubblicata in inglese a metà del 1600, ed è stata creata da un gruppo di persone che si sono chiamate "Il College Invisibile", un gruppo di filosofi naturali che solo più tardi si sono chiamati scienziati. Volevano migliorare il modo in cui i filosofi naturali discutevano tra di loro e per fare questo dovevano fare due cose. Avevano bisogno di apertura. Avevano bisogno di creare una norma che diceva che quando si faceva un esperimento, si doveva pubblicare non solo l'affermazione, ma anche come era stato eseguito l'esperimento. Se non ci dici come l'hai fatto, non ti crediamo. L'altra cosa di cui avevano bisogno era la velocità. Dovevano sincronizzare rapidamente quello che sapevano altri filosofi. Altrimenti, non si poteva procedere con una corretta discussione. La carta stampata era chiaramente il mezzo giusto per farlo, ma il libro era lo strumento sbagliato. Era troppo lento. Così inventarono la rivista scientifica come modo per sincronizzare le discussioni tra la comunità degli scienziati naturali. La rivoluzione scientifica non è stata creata dalla carta stampata. È stata creata dagli scienziati, ma non avrebbero potuto crearla se non avessero avuto la carta stampata come strumento.
E quindi noi? Cosa succede alla nostra generazione, e alla nostra rivoluzione dei media, Internet? Previsioni di pace nel mondo? Da verificare. (Risate) Maggiori discussioni? Questo di certo. (Risate) (Risate) YouTube è una miniera d'oro. (Risate) Migliori discussioni? Questa è la domanda.
Studio i social media, il che significa, in prima approssimazione, che osservo la gente discutere. Se dovessi prendere un gruppo che credo sia il nostro "College Invisibile", che sia la nostra generazione di persone che cercano di prendere questi strumenti e metterli al servizio non di maggiori discussioni, ma di migliori discussioni, prenderei i programmatori open-source. La programmazione è una relazione a tre vie tra un programmatore, un codice sorgente e un computer su cui deve girare. Ma i computer sono noti per essere così poco flessibili nell'interpretare istruzioni che è terribilmente difficile scrivere una serie di istruzioni che un computer sappia come eseguire, e questo se una sola persona le scrive. Una volta che avete più di una persona che scrive, è molto facile per qualunque coppia di programmatori sovrascriversi il lavoro a vicenda se lavorano sullo stesso file, o mandare istruzioni incompatibili che causano semplicemente il blocco del computer, e questo problema aumenta maggiori sono i programmatori coinvolti. In prima approssimazione, il problema di gestione di un ampio progetto software è il problema di arginare questo caos sociale.
Per decenni abbiamo avuto una soluzione standard al problema, ossia usare una cosa chiamata un "controllo di versione", un sistema di controllo di versione fa esattamente quello che dice. Fornisce una copia riconosciuta del software da qualche parte su un server. Gli unici programmatori che possono cambiarlo sono le persone a cui è stata data specifica autorizzazione all'accesso, e autorizzati ad accedere solo alla sezione che sono autorizzati a modificare. E quando la gente disegna diagrammi del controllo di versione i diagrammi assomigliano sempre ad una cosa come questa. Bene. Assomigliano ad organigrammi. Non è necessario guardare troppo lontano per vedere le ramificazioni politiche di sistemi come questo. Questo è feudalesimo: un proprietario, tanti lavoratori.
Ora, va tutto bene per l'industria del software commerciale. Va bene per Microsoft Office. Va bene per Adobe Photoshop. Le aziende sono proprietarie del software. I programmatori vanno e vengono.
Linus Torvalds (Wikipedia)
Ma c'è un programmatore che ha deciso che questo non era il modo di lavorare. Si chiama Linus Torvalds. Torvalds è il programmatore open-source più conosciuto, colui che ha creato Linux, ovviamente. Torvalds ha cercato il modo per il movimento open-source di affrontare questo problema. Il software open-source, la promessa centrale della licenza open-source, è che tutti dovrebbero poter sempre accedere al codice sorgente. Ma naturalmente, questo crea una minaccia di caos che va anticipata in modo che tutto funzioni. Quindi molti progetti open-source si sono messi al lavoro e hanno adottato il sistema di gestione feudale.
Ma Torvalds ha detto, "No, io non lo faccio in questo modo." Il suo punto di vista sull'argomento era molto chiaro. Quando si adotta uno strumento, si adotta anche la filosofia di gestione incorporata in quello strumento, e non avrebbe adottato niente che non funzionasse come funzionava la comunità Linux. Per darvi il senso dell'enormità di tale decisione, questa è una mappa delle dipendenze interne di Linux, all'interno del sistema operativo Linux, quale sotto-sistema del programma dipende da quale altro sotto-sistema per andare avanti. È un processo tremendamente complicato. È un programma tremendamente complicato, eppure, per anni, Torvalds lo ha gestito non con strumenti automatici, ma tramite la sua casella email. Letteralmente, la gente gli inviava i cambiamenti via mail come da accordi e lui li integrava manualmente.
E poi, dopo 15 anni di lavoro su Linux e dopo aver capito come funzionava la comunità, ha detto: "Credo di sapere come scrivere un controllo di versione gratuito."
E l'ha chiamato "Git". Git è un sistema di controllo di versione. Ha due grosse differenze rispetto ai controlli versione tradizionali. Il primo è che vive sulla promessa filosofica dell'open-source. Tutti coloro che lavorano al progetto hanno accesso a tutti i codici sorgente continuamente. E quando la gente disegna diagrammi di lavoro del Git, usano disegni che assomigliano a questo. E non dovete capire cosa significhino circoli, caselle e frecce per vedere che è un sistema di lavoro molto più complicato di quello che supportano i controlli di versione ordinari.
https://github.com
Ma è anche ciò che fa tornare il caos, e questa è la seconda grande innovazione del Git. Questa è una schermata di GitHub, il primo servizio di hosting Git, e ogni volta che un programmatore usa Git per fare un cambiamento importante, creando un nuovo file, modificandone uno esistente, unendo due file, Git crea questo tipo di firma. Questa lunga stringa di numeri e lettere identifica in maniera univoca ogni singolo cambiamento, ma senza coordinamento centrale. Tutti i sistemi Git generano questo numero nello stesso modo, il che significa che questa firma è direttamente e indissolubilmente legata ad un particolare cambiamento.
Questo ha il seguente effetto: Un programmatore a Edimburgo e un programmatore a Entebbe possono ricevere entrambi una copia dello stesso software. Ognuno di loro può fare cambiamenti e possono unirli successivamente anche se non conoscevano l'esistenza l'uno dell'altro. Questa è cooperazione senza coordinamento. Questo è il grande cambiamento.
Ora, non ve lo racconto per convincervi che sia fantastico che i programmatori open-source ora hanno uno strumento che supporta la loro filosofia di lavoro, anche se penso che sia fantastico. Ve lo racconto per il significato che credo che abbia per il modo in cui si raggruppano le comunità.
Una volta che Git permette di collaborare senza coordinamento, si comincia a vedere la formazione di comunità che sono enormemente grandi e complesse.
Il logo del linguaggio Ruby (Wikimedia)
Questo è un grafico della comunità Ruby. È un linguaggio di programmazione open-source, e tutte le interconnessioni tra le persone -- questo non è un grafico del software, ma un grafico di persone, di tutte le interconnessioni tra le persone che lavorano sul progetto -- e non sembra un organigramma. Sembra un dis-organigramma, eppure, da questa comunità, ma utilizzando questi strumenti, ora possono creare qualcosa insieme. Ci sono due buone ragioni per pensare che questo tipo di tecnica si possa applicare alle democrazie in generale e in particolare alla legge.
Di fatto, quando si rivendica che qualcosa su Internet sarà buono per la democrazia, si vede spesso questa reazione.
(Musica) (Risate)
Ossia, stai parlando di quella cosa con i gatti che cantano? È questa la cosa che pensi sia buona per la società? E a proposito devo dire, questa è la cosa con i gatti che cantano. Succede sempre. E non intendo che accade sempre con Internet, voglio dire che accade sempre con i media, punto e basta. Non ci è voluto molto dalla nascita della carta stampata commerciale prima che qualcuno si rendesse conto che i romanzi erotici erano una buona idea. (Risate) Non è necessario un lungo incentivo economico per vendere libri prima che qualcuno dica, "Hey, sai su cosa scommetto che la gente pagherebbe?" (Risate) Ci sono voluti altri 150 anni solo per pensare alla rivista scientifica, giusto? Quindi -- (Risate) (Applausi)
Lo sfruttamento della carta stampata da parte dell'Invisible College per creare la rivista scientifica è stato straordinariamente importante, ma non è accaduto in modo grandioso, non è accaduto rapidamente, non è accaduto velocemente, quindi se guardate dove si è verificato il cambiamento, dovete guardare ai margini.
La legge dipende anche dalla relazione. Questo è un grafico del Codice Tributario americano, e le interdipendenze tra le leggi per l'effetto globale. Questo è il sito di gestione del codice sorgente. Ma c'è anche il fatto che la legge è un altro punto in cui ci sono molte opinioni in circolazione, ma devono essere riportate ad un'unica copia standard, e quando andate su GitHub e vi guardate intorno, ci sono milioni e milioni di progetti, quasi tutti in codice sorgente, ma se guardate ai margini, vedete persone che sperimentano le ramificazioni politiche di un sistema come questo. Qualcuno mette su tutti i cavi sottratti dal Dipartimento di Stato insieme al software usato per interpretarli, compreso il mio uso preferito dei cavi Cablegate, che è uno strumento per rilevare gli haiku presenti naturalmente nella prosa del dipartimento di Stato. (Risate) Già. (Risate) Il Senato di New York ha avviato una cosa chiamata Open Legislation [Legislazione Aperta] anch'essa ospitata da GitHub, ancora una volta per tutte le ragioni di aggiornamento e fluidità. Potete andare, prendere il vostro senatore e potete vedere una lista di leggi che ha sostenuto. Qualcuno tramite Divegeek ha messo su il codice dello Utah, le leggi dello stato dello Utah e lo hanno messo là non solo per distribuire il codice, ma con l'interessante possibilità che possa essere utilizzato per ulteriori sviluppi della legislazione. Durante il dibattito sul diritto d'autore l'anno scorso al senato qualcuno ha messo in piedi uno strumento che diceva, "È strano che Hollywood abbia maggiore accesso ai legislatori canadesi di quanto non lo abbiano i cittadini canadesi. Perché non usiamo GitHub per mostrare loro a cosa potrebbe assomigliare una legge sviluppata dai cittadini? E include questa schermata molto evocativa.
Schermata di Kompare (Wikimedia)
Questa si chiama "diff", questa cosa a destra. Questo vi mostra, per testi che vengono modificati da più persone, quando viene fatto un cambiamento, chi lo ha fatto e qual è il cambiamento. Le parti in rosso è quel che è stato cancellato. Le parti in verde è ciò che è stato aggiunto. I programmatori danno questa funzione per scontata. Nessuna democrazia in qualunque parte del mondo offre questa funzione ai suoi cittadini che sia per la legislazione o per i budget, anche se sono cose fatte con il nostro consenso e con i nostri soldi.
Vorrei potervi dire che i programmatori open source hanno scoperto un metodo collaborativo su larga scala, distribuito, economico e in linea con gli ideali della democrazia. Mi piacerebbe dirvi che dato che questi strumenti sono operativi, l'innovazione è inevitabile. Ma non lo è. Parte del problema, ovviamente, è solo la mancanza di informazione. Qualcuno mette una domanda su Quora chiedendo, "Perché i legislatori non usano un controllo versione distribuito?" Questo, graficamente, è stata la risposta. (Risate) (Risate) (Applausi) E questo naturalmente è parte del problema, ma solo una parte.
Il problema più grande, ovviamente, è il potere. Le persone che sperimentano con la partecipazione non hanno potere legislativo, e le persone che hanno potere legislativo non sperimentano con partecipazione. Sperimentano con apertura. Non c'è democrazia degna di questo nome che non abbia una spinta alla trasparenza, ma la trasparenza è apertura in una sola direzione, considerando che un quadro di controllo senza un volante non è mai stata la promessa principale fatta ai cittadini da una democrazia.
Considerate quindi questo. Quello che ha permesso alle opinioni di Martha Payne di farsi strada tra il pubblico è stata una tecnologia, ma quello che le ha tenute in piedi è stata la volontà politica. L'aspettativa dei cittadini era che non sarebbe stata censurata. Questo è lo stato in cui siamo ora con questi strumenti di collaborazione. Li abbiamo. Li abbiamo visti. Funzionano. Possiamo usarli? Possiamo applicare a tutto ciò le tecniche che hanno funzionato?
T.S. Eliot ha detto una volta, "Una delle cose più gravi che può accadere a una cultura è che acquisisca una nuova forma di prosa." Credo che sia sbagliato, ma -- (Risate) Credo che sia giusto per argomentare. Giusto? Una cosa grave che può accadere a una cultura è che possa acquisire un nuovo stile di discussione: processo tramite giuria, voto, critica dei pari, ora questo. Giusto?
Di fatto, una nuova forma di discussione è stata inventata nelle nostre vite, nell'ultimo decennio. È grande, è condivisa, è economica ed è compatibile con gli ideali della democrazia. Ora la domanda è: lasceremo che i programmatori la tengano per sé? Oppure proveremo ad adattarla alla società in senso ampio?
Grazie per l'attenzione. (Applausi) (Applausi) Grazie. Grazie. (Applausi)

lunedì 11 febbraio 2013

One Chance: l'ultima settimana della vostra vita

One Chance
Giocalo qui: One Chance

Come ogni lunedì un altro gioco freeware che per tematiche affrontate si differenzia da altri giochi. In One Chance, una semplice avventura grafica degli Awkward Silence, impersonate John Pilgrim, uno scienziato, sposato con una bimba, inventore di una cura per il cancro. Purtroppo la cura non solo si rivela inefficace, ma provoca una pandemia che porterà in appena sette giorni all'estinzione del genere umano; a questo punto il giocatore che vivrà l'ultima settimana di vita di Pilgrim viene messo davanti una difficile scelta: se aveste solo sette giorni di vita come li trascorrereste: lavorando in cerca di una cura o stando la vostra famiglia? Avete una sola possibilità.

Il gioco prevede dei finali multipli in funzione delle vostre scelte (che poi si limitano a lavorare o a saltare il lavoro giorno per giorno). E voi, cosa fareste?

Consiglio (selezionare il paragrafo per vederlo): l'unico modo per vedere il finale positivo è continuare a lavorare fino all'ultimo giorno...

mercoledì 6 febbraio 2013

I blog, il diritto d'autore e le licenze d'uso: tra miti e verità

Copyright license choice (di opensourceway - Flickr)
Mio articolo originale: Software gratuito, software libero: un approfondimento

Questa volta mi autocito e amplio un mio vecchio articolo.

Il tragico suicidio di Aaron Swartz ha portato alla ribalta le Creative Commons di cui Swartz era stato l'inventore. Ancora oggi spesso si fa molta confusione tra i vari termini di copyright, licenza d'uso e diritti d'autore. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di sfatare qualche mito cominciando con il concetto di diritto d'autore.

Questo post non vuole essere un saggio di giurisprudenza, quindi alcuni passaggi saranno semplificati per permettere una migliore comprensione a chi non è avvezzo alla terminologia giurisprudenziale, se qualcuno volesse fare qualche precisazione lo scriva nei commenti e provvederò alla eventuale correzione.

Tornando al diritto d'autore, quando una persona crea un qualcosa di originale (sia essa un libro, un post, una melodia o un oggetto) per legge acquisisce un  insieme di facoltà che hanno lo scopo di garantirgli dei diritti morali ed economici su quel qualcosa. Questo insieme di facoltà, questi diritti, vengono chiamati appunto "diritti d’autore". In Italia sono disciplinati dalla legge 22 aprile 1941, n. 633 e successive modificazioni e dal Titolo IX del Libro Quinto del Codice Civile, per i programmi informatici la legge 633/41 è stata aggiornata con il D. lgs. 518 emanato il 29 dicembre 1992. Nel mondo anglosassone quando ci si riferisce al diritto d’autore si usa il termine copyright, spesso indicato con il simbolo © (in verità copyright e diritto d'autore non sono esattamente la stessa cosa, ma vedi in seguito per un maggiore approfondimento). 

Quali sono le opere coperte da diritto d'autore? La legge fornisce un elenco non esaustivo e comprende opere letterarie, musicali, arti figurative, architettura, teatro, cinematografia, fotografia, software, database e disegni tecnici. Più in generale qualunque opera dell'intelletto umano. Il contenuto di un blog è ovviamente coperto dal diritto d'autore.

Quando inizia la copertura del diritto?  Il diritto d'autore nasce automaticamente con l'atto di creazione dell'opera, quindi non c'è alcun obbligo di deposito, pubblicazione o registrazione affinché il diritto sia riconosciuto; ovviamente l'iscrizione a registri come la SIAE può essere di aiuto per stabilire la paternità dell'opera.

Che diritti ha praticamente l’autore? Il diritto d’autore è composto da due parti: il diritto morale e il diritto economico. Il primo (diritto morale) riguarda l’autore ed è volto a tutelarne la figura, in pratica garantisce allo stesso la possibilità di rivendicare la paternità della propria opera e il mantenimento della sua integrità, il secondo (diritto economico) permette all'autore, da un lato, di sfruttare la propria opera in ogni forma e modo e dall'altro di impedire che terze persone possano servirsene a fini economici.

Si può vendere il diritto d'autore? No, in Italia è inalienabile (in altri paesi invece sì). Quando un autore vende una propria opera ad un cliente, un programma per esempio, sta trasferendo a colui che compra dei diritti di utilizzazione (non i diritti d'autore) che sono normati da una licenza d’uso. La licenza d’uso descrive dettagliatamente ciò che il cliente può fare e non può fare con l’opera e deve essere sempre presente. Esiste un caso particolare, cioè se l'autore accetta esplicitamente che la propria opera sia modificata "non è più ammesso ad agire per impedirne l'esecuzione o per chiederne la soppressione " (art 22.2 L. 633/41). Un discorso a parte, ma che esula dai nostri fini, meriterebbe la questione dei Ghostwriter, la cui posizione giuridica, in Italia, è particolare: sono titolari dei diritti d'autore, ma hanno ceduto a terzi i diritti di pubblicazione; possono, in qualunque momento, reclamare la paternità dell'opera, ma allo stesso tempo ciò li porterebbe a venir meno al vincolo di segretezza del contratto di cessione; la legge non chiarisce se i lettori possono essere messi al corrente del reale autore: la legge lo imporrebbe, ma svelarlo farebbe violare la legge stessa(!).

Il diritto d’autore dura per sempre? Si e no: il diritto morale dura per sempre (anche dopo la morte dell’autore), quello economico no, in Italia dura fino al 70 anno dalla morte dell’autore. Estinto il diritto d’autore (o meglio il diritto economico d’autore visto che quello morale è inestinguibile) l’opera diventa di Pubblico Dominio e non necessita di una licenza d’uso. Per fare un esempio chiarificatore "I Malavoglia" di Giovanni Verga è ormai di pubblico dominio: può essere pubblicato da chiunque e chiunque può guadagnare dalla sua vendita (cessazione del diritto economico d’autore), ma nessuno può attribuirsene la paternità (diritto morale inestinguibile).

Che succede se si pubblicano opere senza rispettare i diritti d'autore? Pubblicare, recitare, cantare mettere a disposizione un opera senza rispettare i diritti d'autore comporta una multa che va dai 50 ai 2000 euro, qual'ora avvenisse anche l'usurpazione della paternità dell'opera è previsto il carcere.

Quindi è possibile pubblicare, senza pagare diritti, solo opere di Pubblico Dominio? In generale si, ma la legge prevede che possono essere pubblicati: articoli di riviste in cui non sia espressamente riportato la dicitura "Tutti i diritti riservati", purché venga citato correttamente autore e fonte; discorsi pubblici, purché venga citato autore e luogo; riassunti di un opera purché siano per fini di critica o didattica e non ci sia nessuno sfruttamento economico.

Cosa appartiene al Pubblico Dominio? In Italia e nell'Unione Europea, tutte le opere per le quali l'autore è morto da 70 anni. A queste possiamo però aggiungere altre opere per le quali l'autore ha espressamente deciso di non avvalersi pienamente dei diritti d'autore, o di garantire parte di questi diritti al pubblico. Nel linguaggio colloquiale queste ultime opere che dovrebbero in verità definirsi "contenuto libero", prendono anche il nome di pubblico dominio, commettendo però, come avrete capito, un errore.

Copyright e diritto d'autore sono la stessa cosa? In realtà no. Il copyright è un concetto legale che esiste nel mondo anglosassone ed è in realtà il diritto alla copia e pubblicazione di opere di ingegno. Nasce con intenti repressivi, allorquando con l'invenzione della stampa meccanica la monarchia Britannica si ritrova nella necessità di dovere porre un freno e censurare un numero sempre maggiore di pubblicazioni. Una nuova opera veniva valutata e inserito in un registro sotto la voce di un editore che ne otteneva il diritto esclusivo alla copia (copy - right, appunto); il copyright è quindi un diritto dell'editore, non dell'autore. Nel mondo anglosassone i diritti d'autore (Authors' rights) vengono comunque regolamentati all'interno della legge che gestisce il Copyright, da qui la confusione tra i termini.

Cosa implica il diritto d'autore in un blog? La legge sul diritto d'autore assicura che il contenuto originale di un blog è dell'autore, ma qualora usaste opere di pubblico dominio o di contenuto libero di altri siete obbligati a citare la fonte. Qual'ora non voleste che il vostro lavoro venga citato da latri, vi basterà apporre la dicitura "Tutti i diritti riservati" da qualche parte. Se invece volete permettere l'utilizzo del vostro lavoro con le limitazioni che più vi aggradano siete tenuti a creare una licenza d'uso.

Cosa sono le Creative Commons? Sono delle licenze d'uso, più elastiche del normale che permettono un utilizzo più libero in particolari condizioni, ma che in ogni caso garantiscono all'autore i diritti morali. Questo blog per esempio è sotto licenza "Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia": in soldoni potete riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera, ma non potete dire che è farina del vostro sacco, non potete guadagnare dal materiale prodotto da questo blog e qual'ora modificaste qualcosa dovrete distribuirla alle stesse condizioni. Per creare facilmente una licenza Creative Commons, basta usare il generatore automatico di licenze.

Avere una licenza d'uso in un blog è obbligatorio? No, ma aiuta e non costa nulla, perché non usarla? Sono invece obbligatorie altre cose (Partita IVA, Privacy Policy...) di cui parleremo in un altro post.

lunedì 4 febbraio 2013

Unmanned: un giorno nei panni di un pilota di droni

Unmanned di Molleindustria
Giocalo qui: Unmanned

A partire da oggi, ogni lunedì cercherò di proporre un videogame che sia anche spunto di riflessione per argomenti più profondi, partiamo da un premiato gioco italiano: Unmanned.

Unmanned significa "non umanizzato" e si riferisce a quei veicoli che non sono pilotati da essere umani (man appunto). Questo gioco realizzato da Molleindustria software house italiana capitanata da Paolo Pedercini, ha vinto alcuni mesi fa il premio principale, il Gran Jury Award, all'IndieCade, festival internazionale dedicato ai migliori giochi Indie (cioè realizzati da case indipendenti e non legate a grandi studi come Microsoft, EA, Blizzard...) dell'industria. Il gioco, completamente gratuito, vuole essere una riflessione sulla guerra ottenuta attraverso la rappresentazione di una giornata tipo di un pilota di droni. 

General Atomics MQ-9 Reaper (Wikimedia)

In maniera originale il giocatore si troverà a vivere non solo l'esperienza di un bombardamento di un villaggio talebano, ma dovrà anche affrontare i demoni e i problemi quotidiani a cui un militare deve andare incontro sia nel lavoro che nella vita privata. Giocabile sia via browser che disponibile come download per PC e MAC. Un titolo certamente curioso, ambizioso, ma che con estrema semplicità e un tocco di ironia cerca di far riflettere sulle guerre telecomandate dei giorni nostri e sulla spersonalizzazione che ne deriva.

Consiglio, come spunto di riflessione sulle guerre combattute con i droni, questa bella intervista al filosofo americano Michael WalzerL’azzardo morale dei droni
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